Yangon in transition. Cambiamenti a contrasto nell’antica capitale

Yangon, in Birmano, significa la fine del conflitto. È il nome che scelse Alaungpaya, il Re fondatore nel 1755, nella speranza di un nuovo inizio, visto che da secoli il Paese era scosso da guerre sanguinarie. Poi nel 1850 arrivarono i coloni Britannici e Yangon divenne Rangoon.

La città ha la più grande collezione di edifici coloniali di qualsiasi altra città del sud-est asiatico. Oggi sono decadenti ma non per questo hanno meno fascino. Prima di partire per la Birmania mi sono documentata sul passato e sul presente di questa piccola metropoli (conta poco più di 5 milioni di abitanti), e due cose hanno lasciato il segno: che nel territorio comunale di Yangon è vietato usare biciclette e motorini. Che se tra le mura di un palazzo cresce un albero sacro si preferisce vederlo sventrare i muri con le sue radici che abbatterlo.

 

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