Yangon, in Birmano, significa la fine del conflitto. È il nome che scelse Alaungpaya, il Re fondatore nel 1755, nella speranza di un nuovo inizio, visto che da secoli il Paese era scosso da guerre sanguinarie. Poi nel 1850 arrivarono i coloni Britannici e Yangon divenne Rangoon.
La città ha la più grande collezione di edifici coloniali di qualsiasi altra città del sud-est asiatico. Oggi sono decadenti ma non per questo hanno meno fascino. Prima di partire per la Birmania mi sono documentata sul passato e sul presente di questa piccola metropoli (conta poco più di 5 milioni di abitanti), e due cose hanno lasciato il segno: che nel territorio comunale di Yangon è vietato usare biciclette e motorini. Che se tra le mura di un palazzo cresce un albero sacro si preferisce vederlo sventrare i muri con le sue radici che abbatterlo.
Come in molte zone della città, edifici coloniale vengono ristrutturati e ne sorgono di nuovi
Sbarco del traghetto da Dala, agglomerato di villaggi oltre il Yangon river
Un lavoratore di un mercato al centro di Yangon legge Democracy Today, quotidiano privato la cui pubblicazione è stata sospesa a fine 2019
I risciò a pedali sono ancora molti diffusi a Yangon. E guidarli nel traffico e nel caldo soffocante è sfinente.
KBZ è il conglomerato privato più potente del paese. Opera nel settore bancario, minerario, costruttivo, assicurativo e del trasporto aereo. Come tale è motore dello sviluppo sociale ed economioco del Paese.
Il 4G è ormai una realtà in un Paese dove fino al 2014 nemmeno esistevano i cellulari. Secondo la Asian Bank, nel 2015 il Myanmar ha registrato più attivazioni di telefonia mobile, di qualsiasi altro paese al mondo, tranne Cina e India.
In un mercato del centro
Istantanea da Chinatown
In città sono ancora molti i palazzi sventrati o diroccati
Stazione dei treni di Yangon
Stazione dei treni di Yangon
Sulla rete di ferrovia locale che percorre ad anello le periferie della città, si improvvisano succulenti pasti.
Una galleria d'arte a Yangon
Il longy è la gonna indossata da quasi tutti gli uomini birmani dalla notte dei tempi
Prove vocali all'ora dell'aperitivo sul rooftop bar al 20° piano di un grattacielo. Da qui la vista spazia a 360 gradi sulla città, dalla Shwedagon Pagoda al Yangon River.
La città è attraversata da grovigli di fila elettrici a vista e tempestata di parabole
Sui palazzi coloniali dai colori pastello convivono parabole e alberi sacri al buddismo lasciati crescere tra le crepe dei muri
Edificio dopo edificio si può immaginare lo splendore di Yangon ai tempi in cui le case in legno color pastello erano curate.
Gli alberi crescono sui palazzi, sono belli ma fanno danni. In particolare l’albero che si chiama Ficus religiosa non si può tagliare perché per la religione buddista è sacro
Uno dei tanti ingressi che si possono trovare passeggiando tra le stradine del centro poste a raggera
Simbolo del Paese e meta religiosa che domina Yangon. È la pagoda buddista più sacra per i birmani, perché contiene le reliquie dei quattro Buddha.
Una ragazza osserva la punta dello stupa centrale della Pagoda Shwedagon. Sulla cima sono incastonati diamanti, rubini, zaffiri e altre pietre preziose. La punta dell'ombrello (tipica dei templi birmani) custodisce il tesoro più prezioso: un diamante di 76 carati
Nonostante la cruenta occupazione giapponese degli anni '40, oggi tra i due Paesi c'è un forte sodalizio.
A Yangon cè una vasta comunità cinese che occupa un intero quartiere.
A Yangon cè una vasta comunità cinese che occupa un intero quartiere.
A Yangon vivono circa 70.000 indiani induisti. Dalla salita al governo della National League for Democracy la convivenza dei Tamil con i birmani è molto migliorata e ora gli indiani non vengono più discriminati.
Yangon è una città multiculturale ma dal 2012, anno in cui la violenza del governo contro i mussulmani Rohingya si è inasprita, anche i mussulmani non Rohingya di Yangon hanno iniziato a subire discriminazioni.