Tra i nomadi della Mongolia, i segnali di progresso si indovinano appena: moto sgangherate al posto dei cavalli, parabole per alimentare un minuscolo televisore, vecchi telefonini che raramente trovano campo e pannelli solari piantati nella steppa fuori dalle gher.
A ben vedere, sono trascorsi più di ottocento anni da quando Gengis Khan ha conquistato mezzo mondo eppure puoi star certo che qualsiasi cosa di cui i mongoli vanno fieri è ancora intitolato al condottiero: dalla birra nazionale (la Gengis) all’aeroporto internazionale di Ulaan Bataar. Un vuoto che fa riflettere perché significa che mentre altrove nascevano personaggi capaci di cambiare la storia, niente e nessun ha più reso orgoglioso il popolo mongolo da molto, molto tempo.
Ma basta cambiare prospettiva e quella che può sembrare una mancanza diventa qualcosa di miracoloso, perché è grazie all’immobilismo e a un isolamento accudito come un valore, se gli ultimi nomadi rimasti sulla terra si trovano proprio qui, in Mongolia, e generazione dopo generazione, praticano gli stessi rituali da secoli. E ciò fa di questo luogo l’ultima meta avventurosa del nostro Pianeta.
Un accampamento vicino al sito di Yolyn Am, regione del Gobi. Il mutuo soccorso è molto importante in Mongolia a causa delle immense distanze che separano i nomadi da ogni tipo di servizio o assistenza. Le famiglie tendono a costruire la propria gher in accampamenti o comunque non distanti da altri nuclei familiari.
Accampamento tra i monti Altai: Al montaggio e smontaggio della ghermirli partecipa tutta la famiglia.
I mongoli sono l'ultimo popolo nomade al mondo, il 25% della popolazione, di soli 5mln di abitanti, è nomade. Il telaio di una gher è progettato per essere montato e smontato in poche ore e quindi facilmente trasferibile. Da secoli le gher vengono costruite nello stesso modo.
Deserto del Gobi, Bayanzag Flaming Cliffs
Gher nel deserto del Gobi
Il progresso fatica a concretizzarsi, il legame fortissimo con le tradizioni resiste al cambiamento. Le poche auto che circolano sul territorio provengono al mercato dell’usato cinese e russo.
Il cavallo mongolo è abbastanza piccolo ma molto resistente. Per i nomadi rappresenta da sempre il mezzo con il quale si sposta nella steppa, affiancato negli ultimi anni da vecchie moto russe o cinesi.
Tutti i giorni le capre sono munte a mano. Per impedirgli di muoversi i nomadi le radunano e legano tra loro facendo passare una corda intorno al collo. Per gli animali rimanere bloccati in questo modo sembra essere molto stressante, i belati si alzano dai branchi legati come un unico lamento nel tentativo disperato di liberarsi e cercare aria.
Carovana di cammelli alle dune di sabbia di Konghorin Els
In estate, l'alimentazione dei nomadi è composta in gran parte da alimenti "bianchi", ovvero derivati dal latte di capre, cavalli e ovini. L'Arul è un formaggio secco, che si ottiene facendo sgocciolare il formaggio bianco, aggiungendovi latte fresco, sgocciolando nuovamente in una garza, viene quindi tagliato a pezzettini e posto a seccare in vassoi di legno, sul tetto della gher. Il sapore ricorda quello del formaggio feta.
I nomadi mongoli usano un filo di nylon per affettare il formaggio fresco per poi metterlo ad stagionare all'aria e al sole
La cura della gher e la cucina spetta solo alla donna. Nel centro della tenda il fuoco è sempre acceso.
Sulla stufa c'è sempre una teiera piena e calda di the allungato con latte perché i nomadi ne bevono continuamente.
Nonostante l'arretratezza c'è chi si concede qualche piccola comodità.
Nella sua gher Agalai guarda la corsa dei cavalli, lo sport più seguito in Mongolia
La giovane Aisholpan stende la pelliccia della bestia che la famiglia ha appena ucciso.
Resti di montone appena ucciso
La composizione etnica in Mongolia è piuttosto omogenea: i mongoli rappresentano, infatti, l’89% della popolazione ma sono inoltre presenti anche minoranze di kazaki (5,9%) caratterizzati da tratti somatici che richiamano i Paesi centroasiatici. Alma ha 45 anni è kazaka e vive in una remota valle della regione nord occidentale, Bayan Ulgii.
La crescita demografica della Mongolia è molto bassa e in diminuzione, tanto da spingere il governo a dare incentivi alle famiglie con neonati.
La crescita demografica della Mongolia è molto bassa e in diminuzione, tanto da spingere il governo a dare incentivi alle famiglie con neonati.
La maggior parte dei nomadi si sposta su vecchie moto cinesi oppure russe
Monumento a Gengis Khan a Dalanzagat, nel deserto del Gobi
Compare anche sulla bandiera mongola, il Soyombo ha un intreccio di significati. Dall'alto c'è il fuoco, sotto appare un cerchio che rappresenta il sole racchiuso in un quarto di luna. Si tratta di due elementi fondamentali della tradizione sacra: il padre del popolo mongolo è il quarto di luna, la madre è il sole. (Sullo sfondo le dune di Konghorin Els)
Denislan ha sette anni vive con la famiglia negli altipiani degli Altai, nella provincia più occidentale della Mongolia. I bambini iniziano presto ad occuparsi dei cavalli e del bestiame.
Chi comanda
Nella steppa
Dalla notte dei tempi i nomadi usano i cani come custodi della famiglia e degli animali. Allontanano i lupi d'inverno e avvertono l'arrivo di persone sconosciute.
Nel bel mezzo della steppa si vendono arredi e accessori per la gher - Anche se le tradizioni millenarie resistono nel tempo i mongoli che vivono nella steppa si concedono qualche comodità, come la lavatrice, la parabola, i pannelli solari, la moto per radunare gli animali.
Come se fosse al bar, gli uomini dell'accampamento si ritrovano a bere birra o vodka.
D'estate i bambini vivono sempre all'aria aperta, i pochi giochi che possiedono sono i pensieri lasciati da turisti di passaggio. Già da piccoli sono abituati alla durezza del clima e a lavorare con gli animali per aiutare la famiglia.
Agalai è un celebre falconiere che vive ai confini nord occidentali della Mongolia. Tra i mongoli di etnia kazaka, come Agalai, la caccia con l'aquila reale si pratica dalla notte dei tempi.
Mercato di Ulgii, regione dei monti Altai.
Quello che rimane quando i nomadi si muovono altrove.
La Mongolia è il Paese con la più bassa densità demografica al mondo: solo 1,4 abitante per kmq e il 50% della popolazione vive in aree urbane.
Il territorio della steppa sta subendo un allarmante fenomeno di desertificazione, riducendo l’ampiezza dei pascoli e costringendo i nomadi a trasferirsi nei centri urbani. Nelle città, Ulaan Bataar in primis, l'altissimo inquinamento dell’aria è causato dalle emissioni delle vecchie auto circolanti e dai fumi delle industrie minerarie.
Montagne nella regione del Bayan Ulgii, all'estremo nord ovest del Paese. La regione è dominata dai monti Altai.