Viaggiare da sola è un po’ come celebrare il fatto di stare al mondo, è la grande occasione per vedere cosa rimane di me quando per giorni e giorni nessuno conosce la mia storia e nessuno me la ricorda.
Non riesco mai a programmare con un certo anticipo dove andrò e così parto dall’Italia sempre impreparata. In molti mi chiedono se ho paura. Prima di iniziare a viaggiare da sola pensavo la stessa cosa guardando chi viaggiava in solitaria, oggi invece non solo rispondo che non ho paura ma soprattutto non riesco più a ricordarmi perché dovrei averne.
Non c’è niente di brutto che può accadere nel viaggiare da sola, non più di quanto potrebbe succedere quando si viaggia in due o più persone. Anzi, per me è ancora meglio perché sono libera.
Libera di sentirmi serena, triste, felice, pigra, libera di svegliarmi all’alba, di andare a dormire alle otto di sera, di non cenare o di mangiare ad ogni ora. Guardare per ore un panorama, fare esplodere lo zaino appena arrivo in camera, cambiare programma da un secondo all’altro, parlare con tutti quelli che incontro, stare in silenzio per due giorni consecutivi, e rimanere meravigliata quando provo un legame forte per una persona appena conosciuta. Non sono sempre rose e fiori, lo ammetto, quando inizio a parlare con la macchina fotografica come se fosse una persona o mentre sorseggio una birra sul ponte di una romantica barca sul fiume, beh ci sono momenti in cui anche se vorrei stare i compagnia, non incontro nessuno per giorni.
Momenti come questi fanno parte dell’esperienza di viaggiare da sola ma è per questo credo che lo spazio tra me e gli altri si riduce tantissimo, ho bisogno di loro e anche loro hanno bisogno di me e non vedono l’ora di condividere un ricordo.
E’ il lato umano la parte più pazzesca di qualsiasi esperienza di viaggio in solitaria e ogni volta che torno realizzo di aver fatto un viaggio negli altri, in quelli che ho incontrato, nei loro sogni e paure, nelle loro storie. Poche ore passate con determinate persone sono rimaste impresse in una parte sensibile di me che qui a Milano, dove vivo, non fa quasi mai capolino. E quando la riporto a galla mi sorride la pancia.
Sono convinta che viaggiare da soli faccia tremendamente bene, è incredibile quanto diventiamo forti e potenti quando siamo sparati dall’altro capo del mondo senza un compagno di viaggio. Non c’è niente di più naturale ma sviante di quel sentimento di paura che si prova all’inizio, va accettato ma poi ignorato. C’è da dire che la portata simbolica di ogni viaggio è diversa a seconda di come stai e a che punto della tua vita sei. Quando parti per sfuggire a un malessere o per guarire da un dolore, i primi giorni è tutto in salita, perché ciò che senti dentro te lo ritrovi là, esattamente come a casa.
E’ quello che c’è fuori che cambia e che continuerà a bussare alla tua porta, insisterà per entrare e si porrà davanti ai tuoi occhi ogni mattina senza lasciarti scampo.
L’urgenza di capire dove stai andando, di organizzarti, scoprire paesaggi mai visti, conoscere gente nuova sul tuo cammino non lasceranno nessuno spazio alle ombre.